Bob Dylan: L’intervista Telefonica di Tim Blackmore

✎ Redazione

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L’intervista

Dylan: Beh, abbiamo appena iniziato a suonare a Chicago. Siamo stati lontani dalla strada per quasi sei mesi.

Blackmore: E come sembra questo nuovo tour?

Dylan: Di base è la stessa cosa di sempre. In realtà il pubblico che viene a vederci è più grande del solito, questa volta stiamo suonando all’aperto. Non suoniamo all’aperto da un po’ di anni perciò questa cosa modifica in parte l’atmosfera. Le notti estive sono più umide di quelle al chiuso.

Blackmore: Bene, sono passati tre anni da quando hai suonato qui a Londra ed hai tenuto quei devastanti concerti ad Earl’s Court ed anche a Blackbushe. Non vedi l’ora di tornare a Londra?

Dylan: Oh, certo. Ho l’impressione che il pubblico apprezzi cose diverse in Europa rispetto a quanto fanno qui. Qui danno per scontato un sacco di cose. Stiamo suonando delle nuove canzoni che nessuno ha mai ascoltato prima. Credo che in Inghilterra la gente reagisca in maniera più spontanea a quello che faccio rispetto alla gente di qui, sai, sei qui da così tanto tempo che loro ti danno per scontato, capisci, e comunque, io ho preso un sacco delle mie prime canzoni da un mucchio di vecchie ballate Inglesi ed Irlandesi e cose del genere, perciò probabilmente la gente ne tiene conto più lì che non qui. Qui io non sono davvero sicuro se la gente sia consapevole di dove vengano canzoni come ‘Masters Of War’ o ‘Girl From The North Country’, da dove sono state originate.

Blackmore: Quando hai suonato ad Earl’s Court l’ultima volta io credo che un sacco di noi, cioè di quelli che hanno seguito la tua musica e ti sono stati vicini nel corso degli anni, eravamo forse un po’ preoccupati per come avresti suonato le vecchie canzoni, e tu te ne sei uscito con quegli straordinari nuovi arrangiamenti. Eri nervoso a pensare se la gente avrebbe accettato o meno le vecchie canzoni con i nuovi arrangiamenti?

Dylan: Sia in Europa che in Inghilterra li hanno accettati, cosa che non è avvenuta invece qui e li hanno chiamati – sai, credo che all’epoca dicevano “la new wave di Dylan”, oppure “Disco Kick” o qualcosa del genere… ma non credo di aver mai pensato alle mie canzoni come a canzoni “disco”.

Blackmore: Questo significa che quando hai iniziato questo tour in America hai evitato di fare riscritture di vecchie canzoni?

Dylan: Beh. Io non le chiamerei riscritture di vecchie canzoni. Credo piuttosto che ora siano più fedeli al loro carattere. La band che ho adesso credo sia la band migliore che abbia mai avuto. Ogni membro sembra capire la mia musica meglio di ogni altra band che ho mai avuto – in genere metto insieme dei gruppi che non potevano essere messi insieme altrimenti, ma questa volta sembra che questa band sia nata per stare assieme a me.

Blackmore: C’è qualche componente della band che avevi portato con te la volta scorsa e che è presente anche in questa attuale?

Dylan: Beh, c’è solo una ragazza, che è Carolyn Dennis – è davvero una brava cantante, è stata con me per tre o quattro anni. E’ l’unica, credo, che era già stata con me – tutti gli altri sono nuovi, ma sono sicuro che ti piacerà questa band.

Blackmore: Quel che è successo di nuovo dall’ultima volta che sei venuto in Inghilterra è che hai pubblicato due nuovi album, che testimoniano davvero la tua fede Cristiana. Ascolteremo molte di queste nuove canzoni nel tuo set?

Dylan: No, non ascolterai più quelle canzoni perché sono diventate nel frattempo vecchie canzoni. Ed abbiamo appena terminato un nuovo album che credo sia davvero bello. Lo abbiamo appena terminato lo scorso mese e credo che sia pronto per essere pubblicato in questi giorni e suoneremo alcune canzoni da questo album, accanto a cose molto vecchie come ‘Blowin In The Wind’ – Sto cercando di fare quante più canzoni sia possibile, provenienti da tutti i vari periodi.

Blackmore: Questo nuovo album è qualcosa che hai fatto di nuovo con Jerry Wexler e Barry Beckett?

Dylan: No, questa volta me lo sono fatto da me. Io ed un tipo di nome Chuck Plotkin – solo noi due. Cominciavo a stancarmi di fare dischi che alla fine non risultavano come io li avevo pensati, ma stavolta questo album suona davvero come io sento che la mia musica debba essere. Penso che ti piacerà.

Blackmore: Bene, certamente non vedo l’ora di ascoltarlo. Sei nervoso al pensiero di venire a suonare qui dopo tutto il tempo che è passato dalla volta scorsa?

Dylan: Hmmm. Sì, forse un po’ – è sempre così. In genere l’accoglienza mi rende più nervoso che non i concerti in sé – Non sono così nervoso durante la performance, ma a causa di tutta l’attenzione dei media, sai, è quella che mi rende nervoso. Quando arrivo all’aeroporto e ci sono tutti quei fotografi e quella gente che mi fa domande e tutto il resto, questo mi rende nervoso.

Blackmore: Un sacco di gente che ti sta ascoltando Bob sarà probabilmente sorpresa nel sentirti dire che dopo venti anni di musica davanti al pubblico, ancora sei nervoso per l’attenzione che i media ti riservano.

Dylan: No… In realtà è che sento che la gente mi mette in una posizione nella quale io non avevo intenzione di mettermi. A me piace esibirmi. Mi piace suonare, ma tutto quanto il resto mi confonde a volte. Ho paura della telecamera. E comunque non mi è mai piaciuto essere fotografato.

Blackmore: Non sembra che tu abbia paura del microfono tuttavia, stai parlando al telefono molto liberamente.

Dylan: Beh, è diverso perché tu non puoi vedermi.

Blackmore: Beh, non vedo l’ora di poterti vedere. Che mi dici della possibilità che tu venga da noi a Capital Radio quando sarai a Londra?

Dylan: Beh, non lo so – dipende se avremo il tempo, sai. Forse potresti venire tu nel backstage ad uno degli show o qualcosa del genere ed io avrò la possibilità di incontrarti.

Blackmore: Beh, certamente mi piacerebbe moltissimo!

Dylan: OK Tim, piacere di averti sentito, devo andare a prendere il bus.

Blackmore: OK, spero che tu faccia un buon viaggio e tutti noi non vediamo l’ora di vederti qui tra un paio di settimane. Buona fortuna per il resto del tour .

Dylan: OK, grazie. Ciao.

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