
La storia millenaria della ricerca aurifera (www.maggiesfarm.it)
Quanto oro c’è in questo fiume? L’idea continua a stimolare l’interesse di geologi, cercatori d’oro e appassionati, tra dubbi e curiosità.
Le prime tracce documentate della ricerca dell’oro nelle sabbie del Fiume Ticino risalgono all’epoca pre-romana, con le imponenti strutture delle aurifodinae situate nell’area dei Campi dei Fiori e nella piana della Maddalena di Somma Lombardo. Queste opere minerarie sono attribuite alle popolazioni celtiche golasecchiane, che abitavano l’alto Ticino prima della colonizzazione romana. L’assenza di studi approfonditi e datazioni certe lascia spazio a molte ipotesi, ma fonti storiche, come i testi del Dott. Pipino, confermano la presenza di un’attività aurifera significativa in questa zona.
Un’ulteriore testimonianza della ricchezza aurifera locale è rappresentata dalle antiche monete coniate a Castelnovate, segno tangibile di una prospera economia legata all’oro. Nel corso dei secoli, il tratto fluviale definito “ansa d’oro” di Castelnovate è stato più volte interessato da operazioni di estrazione, che hanno visto l’impiego di chiatte dotate di cucchiaie e draghe per il lavaggio delle sabbie e il recupero non solo dell’oro, ma anche di altri elementi pesanti.
Durante il periodo bellico e il successivo rilancio economico italiano, molte famiglie hanno mantenuto viva la tradizione del prelievo stagionale dell’oro dalle “punte” di sabbia formate dalle piene del Ticino, dimostrando che l’attività estrattiva non è mai completamente cessata.
L’oro nascosto nei depositi fluvioglaciali più antichi
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il Ticino conserva ancora un consistente quantitativo di oro nelle sabbie più profonde e antiche. Questi depositi fluvioglaciali, costituiti da strati sedimentari risalenti a migliaia di anni fa, sono gelosamente custoditi nel letto e negli argini del fiume. La prova è data dalla presenza di lenti arricchite di oro nelle cave di sabbia e ghiaia dell’intero territorio lombardo-piemontese.
Il meccanismo di rilascio dell’oro avviene durante le piene, specialmente quelle eccezionali, quando la forza del fiume erode gli orizzonti più antichi e trasporta a valle le componenti più leggere, formando nuove “punte di magra” ricche di pagliuzze d’oro. Anche le piene meno intense contribuiscono a destabilizzare questi sedimenti, asportando il materiale più leggero e lasciando sul fondo delle buche più profonde le particelle d’oro e altri minerali pesanti.
Quando si verifica una piena particolarmente vigorosa, il fiume riesce a riportare in superficie l’oro accumulato nei fondali più profondi, offrendo al cercatore la possibilità di fare “la giornata fortunata”. Questo fenomeno è particolarmente evidente nell’alto corso del Ticino, dove si possono trovare pepite e granuli d’oro ancora caratterizzati da cristallinità e associazioni al quarzo, elementi rari e di grande interesse per gli appassionati.

Dal punto di vista morfologico, l’oro rinvenuto nel Ticino si presenta in forme diverse a seconda della zona e del processo di trasporto e deposizione. Le pagliuzze alluvionali classiche sono sottili laminette con bordi arrotondati e superficie martellata, risultato della continua azione abrasiva di pietre e sabbia durante il trasporto fluviale. Queste particelle hanno perso quasi completamente la loro forma originaria, spesso cristallina, deformate e schiacciate durante il processo.
Al contrario, nell’alto corso del Ticino l’oro si presenta generalmente più spesso e spesso piatto, con pezzature maggiori che possono raggiungere un grammo di massa con poche centinaia di pagliuzze. Scendendo verso il basso fiume, invece, si osserva una polvere d’oro molto più sottile, frutto del progressivo sminuzzamento operato dalla corrente.
Le differenze tra queste due tipologie di oro sono strettamente connesse alla dinamica fluviale e alla geologia dei depositi: i depositi fluvioglaciali più antichi custodiscono oro di qualità superiore, spesso associato a quarzo, che emerge solo in seguito all’erosione degli strati sedimentari più profondi.