
Cos'è il cancro alla prostata (www.maggiesfarm.it)
Il cancro alla prostata dell’ex presidente degli Stati Uniti, ha posto l’accento su una malattia che colpisce milioni di uomini.
Nonostante i controlli regolari e approfonditi, la forma particolarmente aggressiva del cancro alla prostata è stata diagnosticata solo quando i sintomi sono diventati evidenti. Questo caso evidenzia l’importanza della consapevolezza e della vigilanza riguardo alla salute della prostata, e offre l’occasione per approfondire cosa sia realmente il cancro alla prostata, quali siano i sintomi e le opzioni di cura disponibili.
Il cancro alla prostata origina dalle cellule della ghiandola prostatica, che inizia a crescere in modo incontrollato. La prostata, una ghiandola unica per gli uomini, è situata davanti al retto ed è responsabile della produzione di parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione. Normalmente, la prostata ha dimensioni simili a quelle di una noce, ma con l’avanzare dell’età o a causa di alcune patologie, può ingrossarsi, causando disturbi urinari. Questa ghiandola è particolarmente influenzata dagli ormoni, in particolare dal testosterone, che ne regola la crescita.
La diffusione del cancro alla prostata in Italia
In Italia, il cancro alla prostata è il tumore più comune tra gli uomini, rappresentando circa il 18,5% di tutte le diagnosi di tumore maschile. Nel 2020, sono stati registrati circa 36.074 nuovi casi a livello nazionale. Nonostante l’elevata incidenza, il rischio di esito fatale è relativamente basso, soprattutto se la malattia viene diagnosticata e trattata in tempo. Tra il 2015 e il 2020, i tassi di mortalità sono diminuiti del 15,6%. Questo è un segnale positivo, indicando che la sensibilizzazione e la diagnosi precoce stanno avendo un impatto significativo sulla vita dei pazienti. Inoltre, il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è di circa il 92%, uno dei più alti tra i tumori, anche considerando l’età media avanzata dei pazienti.
L’età è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del cancro alla prostata. Prima dei 40 anni, il rischio è minimo, ma aumenta significativamente dopo i 50, con due tumori su tre diagnosticati in uomini oltre i 65 anni. Anche la familiarità gioca un ruolo cruciale: chi ha un parente di primo grado con una storia di cancro alla prostata ha il doppio delle probabilità di sviluppare la malattia. Inoltre, mutazioni genetiche come quelle nei geni BRCA1 e BRCA2, e condizioni come la Sindrome di Lynch possono aumentare il rischio. Fattori legati allo stile di vita, come una dieta ricca di grassi saturi, obesità e inattività fisica, sono sempre più riconosciuti come contributori allo sviluppo e alla progressione della malattia, specialmente nei paesi occidentali.

Nelle fasi iniziali, il cancro alla prostata spesso non presenta sintomi evidenti e viene diagnosticato durante una visita urologica che include l’esplorazione rettale e il controllo del PSA (antigene prostatico specifico) tramite un prelievo di sangue. Con la crescita del tumore, possono comparire sintomi urinari, tra cui difficoltà a urinare, bisogno frequente di urinare, dolore durante la minzione, presenza di sangue nelle urine o nello sperma, e la sensazione di non riuscire a svuotare completamente la vescica. È fondamentale consultare un medico o uno specialista urologo se si manifestano questi sintomi, in quanto potrebbero essere indicativi di patologie prostatiche benigne o maligne.
Oggi esistono diverse opzioni terapeutiche per il cancro alla prostata, con la scelta del trattamento che dipende dalle caratteristiche del paziente e della malattia. In alcuni casi, si può optare per una “vigile attesa”, monitorando la malattia senza trattamento immediato, soprattutto nei pazienti più anziani o con altre patologie. Per i tumori a basso rischio, la “sorveglianza attiva” prevede controlli periodici per monitorare l’evoluzione della malattia.