
Gli stipendi degli uomini di Chiesa - maggiesfarm.it
Questo solleva interrogativi non solo sulla giustizia sociale all’interno della Chiesa, ma anche sul modo in cui viene percepita la vocazione religiosa.
La questione degli stipendi della Chiesa cattolica, in particolare in Italia, è un tema spesso trascurato e poco conosciuto. Molti italiani non sono a conoscenza del fatto che anche i membri del clero percepiscono una retribuzione, che varia notevolmente a seconda del ruolo, della responsabilità e dell’anzianità di servizio.
Le cifre degli stipendi dei preti, dei vescovi e dei cardinali possono sorprendere, mentre la situazione delle suore e dei frati è ben più complicata, legata a un voto di povertà che ne condiziona le possibilità economiche.
Come venivano pagati in passato
Per comprendere il sistema attuale, è utile dare uno sguardo al passato. Fino alla riforma del Concordato del 1984, il sostentamento del clero italiano era regolato dal cosiddetto sistema beneficiale.
Ogni incarico ecclesiastico, che si trattasse di un diacono, un parroco o un vescovo, veniva accompagnato da un beneficio, un insieme di beni come terreni e immobili che garantivano il mantenimento del clero. Con l’Unità d’Italia e le successive confische di beni ecclesiastici, il governo italiano intervenne per garantire un minimo di sussistenza agli ecclesiastici attraverso il Fondo per il culto, che integrava le retribuzioni.
Come vengono pagati adesso
Oggi, il modello beneficiale è stato abbandonato e gli stipendi dei chierici sono gestiti dall’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (Icsc), un ente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). Gli stipendi provengono in gran parte dall’otto per mille, ma anche da offerte liberali e rendite degli istituti diocesani.

Questo sistema ha reso più trasparente la gestione delle retribuzioni, ma ha anche evidenziato le disparità tra i vari ruoli ecclesiastici.
Diaconi, preti e parroci: gli stipendi
Iniziamo dal livello più basilare, quello del diacono. Un diacono permanente, se non ha altre fonti di reddito, guadagna tra 1.200 e 1.300 euro al mese. Questa cifra è simile a quella dei parroci, che oscillano tra 1.200 e 1.300 euro, a seconda dell’anzianità e delle responsabilità.
I preti che non sono parroci, invece, percepiscono una retribuzione inferiore, intorno ai mille euro, con i neofiti che possono guadagnare anche solo 750 euro al mese. Queste cifre sono indicative della vita economica dei chierici, che, in molti casi, si trovano a vivere con stipendi paragonabili a quelli di un operaio.
Vescovi e cardinali
Salendo nella gerarchia ecclesiastica, la situazione cambia drasticamente. I vescovi, responsabili di una diocesi, possono guadagnare dai 1.300 ai 3.000 euro mensili, a seconda delle dimensioni e delle necessità della loro diocesi.
I cardinali, che hanno un ruolo cruciale nell’elezione del Papa e nella gestione della Chiesa, possono guadagnare tra 4.000 e 4.500 euro. Queste cifre, tuttavia, sono state oggetto di revisioni, in particolare da parte di Papa Francesco, che nel 2021 ha ridotto gli stipendi dei vertici della Curia romana del 10% per far fronte alle difficoltà economiche del Vaticano.
Suore e frati
Un aspetto spesso trascurato è quello delle suore e dei frati. Questi religiosi, che vivono secondo il voto di povertà, generalmente non percepiscono stipendio, a meno che non svolgano professioni esterne, come l’insegnante di Religione.
Questa scelta di vita implica una rinuncia alle comodità economiche e una dedizione totale alla loro missione e alla comunità. L’assenza di stipendi per le suore e i frati pone interrogativi sulla sostenibilità economica delle loro attività e sul riconoscimento del loro operato all’interno della Chiesa e della società.
Le differenze nei compensi tra i vari ruoli ecclesiastici evidenziano una realtà complessa. Mentre i preti e i vescovi ricevono compensi che possono garantire una vita dignitosa, le suore e i frati, per scelta vocazionale, vivono in situazioni di difficoltà economica.
La gestione delle risorse e la distribuzione degli stipendi continuano a essere temi di dibattito e riflessione sia all’interno che all’esterno delle istituzioni ecclesiastiche.