Tra tutti i bonus disponibili per le famiglie italiane molti sono dedicati a chi ha più bisogno d’aiuto e ai loro caregiver.
Ci sono battaglie silenziose che si combattono ogni giorno tra le mura di casa, richiedono forza costante, dedizione continua e una volta ferrea quotidianamente. Spesso si portano avanti senza chiedere nulla in cambio, se non un po’ di sollievo, qualche ora di respiro il riconoscimento di un ruolo sacro.
Chi assiste un familiare disabile o non autosufficiente svolge un compito delicato, talvolta estenuante, ma fondamentale per permettere a tutti di avere una vita decente. Proprio per questo motivo, il nostro ordinamento legislativo prevede una serie di agevolazioni economiche, lavorative e fiscali dedicate direttamente ai cosiddetti caregiver familiari.
Sono diversi quindi i sussidi e le misure dedicate a chi si prende cura di familiari disabili, tra le più centrali c’è l’assegno di cura. Si tratta di un contributo economico destinato a chi si prende cura direttamente a domicilio di persone in condizioni di grave disabilità, quindi non autonome.
Anche se previsto da normative nazionali, sono le Regioni e gli enti locali a gestirne l’erogazione, stabilendo anche i requisiti e gli importi. Questo aiuto, infatti, varia in base all’Isee dei diretti interessati, alla tipologia di assistenza fornita e al patrimonio familiare totale.
Oltre al sostegno economico, il caregiver ha diritto a permessi retribuiti, la Legge 104/1992 garantisce tre giorni al mese, anche consecutivi, per assistere il familiare. Un’opportunità che, pur limitata nella sua offerta, in senso pratico, offre comunque un margine di respiro nel difficile equilibrio tra lavoro e assistenza.
Ma non è ancora tutto, chi assiste più persone in stato di grave disabilità può usufruire di tre giorni per ciascuno degli assistiti. Per le situazioni più complesse, esiste anche il congedo straordinario previsto dal Decreto Legislativo 151/2001, che prevede un periodo massimo di due anni,
Si tratta di un congedo frazionabile, con retribuzione pari all’ultimo stipendio percepito e anche se non produce ferie o TFR, contribuisce alla maturazione dell’anzianità assicurativa. Una valida opportunità per tutti quei caregiver che si trovano a prendersi cura di un familiare magari per una lunga convalescenza dopo un’operazione.
Sul fronte previdenziale, il caregiver può accedere anche all’Ape Sociale, un anticipo pensionistico che consente di smettere di lavorare prima dell’età di vecchiaia. Si può richiedere a partire dai 63 anni e 5 mesi, ma è necessario però avere almeno 30 anni di contributi già accumulati.
L’indennità mensile è erogata dall’INPS fino alla pensione effettiva, con un tetto massimo di 1.500 euro, un’eccellente soluzione per i caregiver più anziani. Un’altra opportunità è rappresentata anche dall’Opzione Donna, riservata alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e che assistono un familiare disabile.
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