Fisco digitale, scatta il monitoraggio automatico. Sotto la lente le spese sospette di imprese e professionisti, cosa sapere.
Da aprile 2025 è cambiato il volto dei controlli fiscali in Italia. Con l’ingresso dell’intelligenza artificale nel sistema tributario l’Agenzia delle Entrate introduce una nuova strategie di verifica, più rapida, precisa e soprattutto automatizzata. Un’evoluzione che punta a contrastare l’evasione ma che impone un salto di qualità anche nella gestione delle spese aziendali.
L’introduzione di strumenti tecnologici evoluti ha rivoluzionato il modo in cui vengono controllati i conti di imprese e lavoratori autonomi. Il nuovo sistema, sviluppato in collaborazione con Sogei, è in grado di analizzare le fatture registrate in tempo reale valutandone la coerenza con l’attività svolta dal contribuente. Il processo punta alla sostanza. Non conta quanto si spende ma perché e per cosa.
Alla base del nuovo meccanismo di controllo c’è un principio cardine del fisco italiano, ovvero l’inerenza. In parole semplici ogni spesa deve avere un legame diretto con l’attività economica. Se manca questo collegamento quella spesa rischia di essere esclusa nella deducibilità e l’IVA relativa non può essere recuperata.
L’intelligenza artificale entra quindi in gioco in questo contesto per individuare automaticamente le anomalie. Le fatture saranno passate al setaccio non solo per il valore ma anche per la descrizione del bene o del servizio acquistato. Se il sistema trova discrepanze tra la tipologia di spesa e il codice ATECO dell’attività, scatterà un alert.
I primi controlli riguarderanno acquisti ritenuti potenzialmente “fuori contesto”. Parliamo di beni di lusso, articoli personali e servizi non strettamente legati all’attività. A esempio orologi costosi, viaggi di piacere, abbonamenti in palestra o arredi di design che hanno poco a che fare con l’attività commerciale o artigianale.
Anche spese apparentemente lecite ma eccessive per dimensione e frequenza potrebbero attirare l’attenzione del sistema. Un libero professionista con fatturato medio che registra decine di acquisti informatici in breve tempo potrebbbe dover fornire spiegazioni.
Se una persona viene classificata come non inerente il danno non si limita alla perdita della deducibilità. Le autorità fiscali possono anche applicare sanzioni severe. Si va dal 90% finoa 180% dell’imposta ritenuta evasa. Nei casi più critici i controlli possono estendersi anche ai conti bancari e all’applicazione del redditometro, che confronta le spese effettive con i redditi dichiarati.
A preoccupare maggiormente sono le ricadute per le microimprese e i liberi professionisti. A differenza delle grandi aziende queste realtà spesso non dispongono di una struttura contabile robusta né di consulenti interni. Il rischio è che errori formali o interpretazioni ambigue possano tradursi in segnalazioni e accertamenti a catena.
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