
Il dibattito sulla pensione di reversibilità - (maggiesfarm.it)
Sebbene la riforma rappresenti un passo importante verso una maggiore equità e inclusività, essa presenta anche delle sfide
A partire dal 1° gennaio 2026, la pensione di reversibilità subirà una significativa revisione, portando con sé nuovi diritti per i coniugi superstiti. La riforma include nuovi criteri di ammissibilità, modifiche alle aliquote e una considerazione più inclusiva delle diverse forme di stato civile, mirando a garantire un sostegno economico equo e adeguato.
Il dibattito sulla riforma della pensione di reversibilità è sempre molto caldo e, sebbene non vi sia ancora stata una votazione definitiva, le linee guida stanno prendendo forma. La necessità di un sistema pensionistico più giusto e sostenibile è evidente e il 2026 potrebbe segnare un momento decisivo per il riconoscimento dei diritti dei coniugi superstiti in Italia.
Unificazione delle aliquote di reversione
Questo cambiamento, promosso dal Consiglio consultivo sulle pensioni (COR), ha l’obiettivo di armonizzare le normative esistenti tra i vari regimi pensionistici e di eliminare le disuguaglianze attualmente presenti nel sistema. Un cambiamento epocale per la Francia.

Uno dei punti chiave della riforma è l’unificazione delle aliquote di pensione di reversibilità tra i diversi regimi. Attualmente, i tassi variano a seconda del settore di appartenenza del defunto: il tasso per i dipendenti del settore privato è del 60%, mentre per i dipendenti pubblici si attesta al 50%. La proposta del COR prevede l’adozione di una percentuale unica, che potrebbe essere fissata tra il 50% e il 60%. Questa modifica è concepita per garantire una maggiore equità tra i beneficiari, ponendo fine alle disparità esistenti e assicurando la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico.
È importante notare che l’armonizzazione delle aliquote non interesserà i decessi avvenuti prima dell’entrata in vigore della riforma, ma garantirà che i nuovi diritti siano equamente distribuiti tra i superstiti, indipendentemente dalla professione del defunto.
Un altro aspetto cruciale della riforma riguarda i criteri di ammissibilità. Attualmente, per accedere alla pensione di reversibilità nel regime generale è necessario avere almeno 55 anni, mentre per i dipendenti pubblici non esiste un limite di età. L’intenzione del COR è quella di unificare questo requisito a 55 anni, oppure di abolirlo del tutto, permettendo l’accesso alla pensione di reversibilità anche a coniugi più giovani.
Inoltre, una delle novità più significative è l’eliminazione della condizione di non-nuovo matrimonio per i coniugi superstiti. Ciò aprirà la possibilità di accesso alla pensione di reversibilità anche per le coppie in unione civile o conviventi, rispondendo a una richiesta di modernizzazione del sistema, che si rivela sempre più inadeguato alle nuove forme di vita affettiva e familiare.
La riforma propone anche nuovi metodi di calcolo per determinare l’ammontare della pensione di reversibilità. Tra le opzioni considerate, vi è quella di calcolare la pensione in base al tenore di vita del coniuge superstite. In pratica, ciò comporterebbe che l’importo versato corrisponda a due terzi della pensione del defunto, sottraendo un terzo della pensione del coniuge superstite. Questo approccio mira a garantire una protezione sociale più adeguata, soprattutto per le famiglie a basso reddito, e a preservare il tenore di vita del sopravvissuto.
Un’altra proposta prevede una ripartizione pro-rata del diritto in base alla durata del matrimonio e agli anni di contribuzione del defunto, eliminando le attuali condizioni patrimoniali e il vincolo del non-rimatrimonio. Questo cambiamento potrebbe rendere le regole più chiare e accessibili, ma potrebbe anche risultare meno vantaggioso per le coppie di lunga data che non hanno formalizzato il loro matrimonio.