
In cosa consiste il Bonu mamme? - maggiesfarm.it
In arrivo un importante sostegno per le mamme: si tratta di un bonus da 480 euro direttamente sul conto: ecco come ottenerlo.
Importanti cambiamenti sono stati introdotti nel Bonus Mamme con il decreto Omnibus approvato dal Consiglio dei Ministri il 20 giugno 2025. La misura, pensata per sostenere le lavoratrici madri con almeno due figli, cambia forma e modalità di erogazione, passando da un esonero contributivo a un bonus economico erogato direttamente dall’INPS.
Il nuovo Bonus Mamme: a chi spetta e i requisiti per riceverlo
Il bonus mamme 2025 è rivolto esclusivamente alle lavoratrici madri con almeno due figli, mantenendo il limite anagrafico del figlio più piccolo fino al compimento del decimo anno di età. Restano esclusi, al momento, i nuclei con un solo figlio e le lavoratrici domestiche, nonostante le richieste di ampliamento della platea.
Possono accedere alla misura:
- le lavoratrici autonome;
- le lavoratrici con contratto a termine;
- le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato (secondo quanto previsto dal comma 219 della Legge di Bilancio 2025).
Un ulteriore filtro è rappresentato dall’ISEE famigliare, che non deve superare i 40.000 euro per poter beneficiare dell’indennità.

Fino al 2024, il bonus veniva concesso come esonero parziale dei contributi previdenziali e veniva applicato direttamente in busta paga dalle aziende. Dal 2025, invece, la misura si trasforma in un bonus economico di 480 euro annui, corrisposto in un’unica soluzione dall’INPS nel mese di dicembre.
L’importo è calcolato in base ai mesi lavorati: la cifra di 480 euro corrisponde a 40 euro mensili per 12 mesi per chi ha lavorato tutto l’anno, mentre per le lavoratrici a termine l’ammontare viene proporzionalmente ridotto in relazione alla durata del contratto. La somma erogata è netta, esente da tasse e contributi.
Inoltre, un’importante novità riguarda la modalità di richiesta: la domanda non dovrà più essere presentata al datore di lavoro, ma andrà inviata direttamente all’INPS tramite il portale MyINPS, secondo le modalità che verranno dettagliate in una prossima circolare.
Bonus per lavoratrici a tempo indeterminato: cosa cambia
Per le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato con almeno tre figli, invece, resta in vigore fino alla fine del 2025 il vecchio regime di esonero contributivo fino a 3.000 euro l’anno, applicato direttamente dal datore di lavoro. Questa misura, introdotta dalla precedente Legge di Bilancio, non è stata sostituita dal nuovo bonus in denaro.
Le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato e due figli, pertanto, non beneficeranno del bonus economico diretto, ma continueranno a godere delle disposizioni vigenti fino alla fine del 2025.
Il nuovo bonus è finanziato con un fondo complessivo di 480 milioni di euro, incrementato di 180 milioni rispetto ai 300 milioni inizialmente stanziati, come previsto dal decreto Omnibus del 20 giugno. Il governo conferma il suo impegno nel sostenere la partecipazione femminile al mercato del lavoro, puntando a favorire la conciliazione tra maternità e attività lavorativa, soprattutto per le lavoratrici con contratti meno stabili.
Procedura di richiesta e strumenti digitali INPS
L’INPS ha recentemente attivato nuove applicazioni digitali per semplificare l’accesso ai benefici per le lavoratrici madri. La novità più rilevante è la possibilità di compilare e inviare autonomamente all’istituto i dati necessari, inclusi i codici fiscali dei figli, attraverso la nuova utility disponibile sul Portale delle Agevolazioni.
Questa piattaforma digitale rappresenta un passo avanti nella semplificazione burocratica, eliminando la necessità di passare attraverso il datore di lavoro per l’ottenimento del bonus.
La riforma del Bonus Mamme si inserisce nel quadro più ampio delle misure introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 per incentivare la natalità e sostenere le famiglie. Il passaggio da un sistema di decontribuzione totale a uno di bonus economico mira a una maggiore inclusività, estendendo il beneficio anche alle lavoratrici con contratti a termine e autonome, ma contestualmente introduce limiti più stringenti legati al reddito e al numero di figli.