
Comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate (www.maggiesfarm.it)
Attraverso strumenti previsti dalla legge come deduzioni e detrazioni, è possibile alleggerire la pressione fiscale senza infrangere le regole. Ecco come agire in modo mirato.
Il sistema tributario italiano si basa sul principio della progressività: chi guadagna di più paga una quota maggiore di imposte. L’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) viene applicata con aliquote crescenti in base al reddito imponibile, generando un effetto che può diventare gravoso per molte famiglie. Esistono però strumenti previsti dalla normativa che consentono di ridurre legalmente l’imponibile fiscale, senza eludere né aggirare le regole.
La chiave è conoscere e applicare correttamente i meccanismi di deduzione e detrazione, due voci spesso confuse ma profondamente diverse tra loro. Affiancare a queste voci anche strategie di previdenza complementare e donazioni mirate permette un margine concreto di risparmio.
Come funzionano deduzioni e detrazioni
Il primo passo è distinguere in modo chiaro le due categorie. Le deduzioni abbassano direttamente il reddito sul quale viene calcolata l’imposta: meno reddito imponibile, meno tasse da pagare. Ne sono un esempio i contributi obbligatori versati all’INPS, ma anche quelli per colf e badanti. In pratica, l’importo dedotto si sottrae al reddito totale prima dell’applicazione dell’aliquota IRPEF.
Le detrazioni, invece, intervengono sull’imposta lorda già calcolata. Non riducono il reddito, ma lo sconto si applica a quanto si dovrebbe effettivamente versare allo Stato. Sono molto diffuse e comprendono, ad esempio, le spese sanitarie sostenute durante l’anno, che danno diritto a una detrazione pari al 19% della parte eccedente i 129,11 euro di franchigia. Rientrano tra le spese detraibili anche le rette scolastiche e universitarie per i figli, le spese funebri, i canoni di locazione per studenti fuori sede, e gli interessi passivi del mutuo per la prima casa, anch’essi detraibili al 19%.

Per quanto riguarda le erogazioni liberali a favore di enti riconosciuti, queste possono essere dedotte fino al 10% del reddito complessivo, con un limite massimo annuo di 70.000 euro. Un modo per contribuire a cause sociali e ottenere al contempo un risparmio fiscale tangibile.
Previdenza integrativa e pianificazione a lungo termine
Un altro strumento spesso sottovalutato, ma altamente efficace, è la previdenza complementare. I versamenti volontari a fondi pensione o piani individuali pensionistici (PIP) sono deducibili fino a 5.164,57 euro all’anno. Questo significa che tali importi si sottraggono al reddito imponibile, con un beneficio immediato in termini di imposte da versare.
Oltre all’aspetto fiscale, questa scelta consente di costruire una rendita integrativa, utile per compensare l’eventuale riduzione dell’assegno pensionistico pubblico. Al momento dell’erogazione della pensione integrativa, si applicherà un’aliquota agevolata tra il 9% e il 15%, ben al di sotto della tassazione ordinaria. Ciò rende questa opzione interessante anche in ottica di pianificazione finanziaria sul medio-lungo periodo.
Chi ha disponibilità economica può così ridurre in modo strategico il reddito dichiarato, destinando parte del proprio reddito a uno strumento previdenziale che, oltre a tutelare il futuro, consente un risparmio concreto già nel presente.
In un contesto in cui la pressione fiscale incide pesantemente sui bilanci familiari, conoscere e sfruttare le opportunità previste dalla legge rappresenta una forma di tutela attiva. Con il supporto di un consulente fiscale o del proprio commercialista, è possibile individuare le voci più adatte alla propria situazione personale e compilare la dichiarazione dei redditi in modo più consapevole e vantaggioso. Nessuna scorciatoia, solo pianificazione corretta e strumenti legittimi, già disponibili e facilmente applicabili.