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Fai attenzione: sono questi i casi in cui il tuo stipendio può essere pignorato

Attenzione possono pignorarti lo stipendio. Lo stipendio può essere pignorato in alcune situazioni specifiche: ecco quando e cosa fare.

Uno dei timori più diffusi, senza il minimo dubbio, tra i lavoratori italiani riguarda la possibilità che il proprio stipendio venga pignorato. Infatti, in tempi di difficoltà economiche, dove le famiglie fanno fatica a far quadrare i conti e il costo della vita continua a salire, sapere che anche il proprio reddito può essere soggetto a pignoramento fa nascere ansie e interrogativi.

Però, non tutti sanno che questa misura, seppur legale e regolamentata, non può avvenire senza limiti e ci sono delle regole ben precise da conoscere. Il pignoramento dello stipendio può scattare quando un creditore ottiene un decreto del tribunale che autorizza la trattenuta diretta di una parte dello stipendio del debitore per recuperare il proprio credito.

Ecco perché ti pignorano lo stipendio e cosa fare

I casi più frequenti sono quelli legati a debiti con banche o finanziarie, per mutui o prestiti non rimborsati, ma anche per cartelle esattoriali non pagate o alimenti arretrati. In ogni caso, non è possibile pignorare l’intero stipendio, ma solo una parte, secondo limiti imposti dalla legge a tutela della dignità del lavoratore.

Infatti, la normativa prevede che si possa trattenere al massimo un quinto dello stipendio netto, ovvero il 20% dell’importo che il lavoratore porta effettivamente a casa ogni mese. Questo tetto massimo tutela il debitore da trattenute troppo gravose che metterebbero in serio pericolo la sua capacità di sostenere le spese quotidiane. Tuttavia, bisogna fare attenzione: in presenza di più creditori o di pendenze con diversi soggetti (come il fisco o per alimenti dovuti), i pignoramenti possono anche sommarsi, fermo restando che la somma totale trattenibile non può superare la metà dello stipendio netto.

Ecco perché ti pignorano lo stipendio, fa attenzione (maggiesfarm.it)

Un altro aspetto importante da sottolineare riguarda la natura dello stipendio. Se il pignoramento avviene direttamente presso il datore di lavoro, si parla di “pignoramento presso terzi”. Il datore, ricevuto l’ordine del giudice, è obbligato a trattenere l’importo stabilito dalla busta paga e a versarlo al creditore. In alternativa, se lo stipendio è già stato versato sul conto corrente del lavoratore, la cifra è soggetta alle regole del pignoramento bancario, che tutela comunque una parte dei soldi depositati (una sorta di “soglia minima” di sopravvivenza).

Però, non tutto è perduto. Chi riceve un atto di pignoramento deve subito verificare se l’importo indicato è corretto e se ci sono margini per contestare la procedura. Infatti, in alcuni casi, si può chiedere al giudice una riduzione dell’importo trattenuto dimostrando uno stato di particolare difficoltà economica o la presenza di soggetti a carico, come figli minori o familiari disabili.

Inoltre, è fondamentale sapere che ci si può attivare per tentare un accordo bonario con il creditore prima che il pignoramento diventi esecutivo. Spesso una trattativa per la dilazione o per un saldo e stralcio può evitare la procedura legale, risolvendo la situazione in modo meno traumatico.

In caso di pignoramento già in corso, il consiglio resta sempre quello di rivolgersi a un legale o a un’associazione di tutela dei consumatori per avere un quadro completo della situazione e capire come difendersi al meglio. Perché, senza ombra di dubbio, conoscere i propri diritti e muoversi con consapevolezza fa davvero la differenza.

Rocco Grimaldi

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