Marco Marra, esperto di Cyber Security con molti anni di esperienza nella prevenzione e gestione delle minacce cibernetiche: “I deepfake rappresentano una delle minacce digitali più insidiose del nostro tempo”
Ai microfoni di alanews.it Marco Marra, esperto di Cyber Security con molti anni di esperienza nella prevenzione e gestione delle minacce cibernetiche, ha parlato della preoccupante diffusione del fenomeno dei deepfake. Altamente qualificato grazie alla continua formazione tecnica ed alle innumerevoli collaborazioni su progetti di sicurezza di importanti dimensioni in contesti italiani e internazionali, è impegnato in attività di hacking etico e nella progettazione di sistemi di difesa Cyber Fisici.
“I deepfake rappresentano una delle minacce digitali più insidiose del nostro tempo. Parliamo di contenuti audio e video generati o modificati attraverso intelligenza artificiale, in grado di imitare fedelmente volto, voce e movimenti di una persona reale. La loro diffusione crescente, spesso attraverso i social, mina la fiducia nel giornalismo e nella veridicità delle fonti visive. Non si tratta solo di una questione tecnologica, ma di un problema che tocca la reputazione, la sicurezza e la libertà d’espressione. Nel caso specifico che ha coinvolto la giornalista italiana Silvia Sacchi, vittima di un video artefatto volto a diffamarla, vediamo come queste tecnologie possano essere usate per scopi criminali. È fondamentale che il pubblico capisca che non tutto ciò che vede online è autentico“, le sue parole.
E ancora: “Dal punto di vista della cybersecurity, oggi esistono strumenti avanzati per individuare i deepfake: algoritmi di rilevamento, software di analisi forense dei contenuti audiovisivi, e tecnologie di autenticazione come le firme digitali basate su blockchain o metadati – ha aggiunto Marra -. Tuttavia, la tecnologia da sola non basta. Occorre investire in formazione, per aumentare la consapevolezza e la capacità di riconoscere contenuti manipolati. Parallelamente, servono norme aggiornate, come l’AI Act europeo, e un impegno più forte da parte delle piattaforme digitali nel monitorare e rimuovere tempestivamente i deepfake dannosi. La battaglia contro la manipolazione digitale richiede una risposta collettiva: da parte dei professionisti dell’informazione, dei tecnologi, dei legislatori e, soprattutto, degli utenti, che devono essere formati a una fruizione critica dei contenuti online“, ha concluso l’esperto.
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