
Cosa sta succedendo alla Porta dell'Inferno. Foto: IG, @curiosita.geografiche - maggiesfarm.it
L’allargamento della Porta dell’Inferno è una chiara testimonianza di quanto il cambiamento climatico stia già influenzando il nostro mondo.
Il fenomeno della Porta dell’Inferno, conosciuto anche come cratere Batagaika, rappresenta una delle manifestazioni più inquietanti del cambiamento climatico in atto. Situato in Siberia, all’interno della catena montuosa di Chersky, questo cratere è il risultato del rapido scioglimento del permafrost e sta crescendo a un ritmo allarmante.
Formatosi negli anni ’60, il cratere si espande di circa un milione di metri cubi ogni anno, un volume equivalente a circa 400 piscine olimpioniche.
Dimensioni e crescita della Porta dell’Inferno
Attualmente, la Porta dell’Inferno misura oltre un chilometro di lunghezza e 800 metri di larghezza, con profondità che raggiungono i 100 metri. La sua espansione è stimata a circa 30 metri all’anno, e i ricercatori avvertono che questa crescita non è solo un fenomeno locale, ma ha implicazioni globali. La continua erosione del permafrost rilascia nell’atmosfera enormi quantità di anidride carbonica e metano, gas serra potenti che accelerano ulteriormente il riscaldamento globale.
Le stime indicano che il cratere rilascia tra le 4.000 e le 5.000 tonnellate di carbonio organico all’anno, un dato confermato da uno studio pubblicato sulla rivista Geomorphology. Fino al 2023, il totale di carbonio rilasciato ammonta a circa 169.500 tonnellate, evidenziando un circolo vizioso in cui il riscaldamento globale provoca lo scioglimento del permafrost, il quale a sua volta rilascia gas serra, contribuendo al cambiamento climatico.
Conseguenze ambientali e impatti sulle comunità
Il cratere Batagaika è il più grande esempio conosciuto di “cedimento da disgelo retrogrado”, un fenomeno che descrive il crollo del terreno causato dallo scioglimento del ghiaccio. Le immagini satellitari, monitorando il cratere dal 1991, mostrano un’accelerazione della sua crescita.

Se inizialmente il tasso di espansione era di 11-15 metri all’anno, a partire dal 2018 si è registrato un aumento significativo, con una crescita che ora raggiunge i 30 metri all’anno a causa delle temperature sempre più elevate nell’Artico siberiano.
Questo fenomeno non è solo geologico, ma ha anche conseguenze devastanti per l’ambiente circostante. Lo scioglimento del permafrost provoca frane e cambiamenti nel terreno, impattando direttamente le comunità locali e gli ecosistemi. Il geofisico Roger Michaelides ha spiegato che l’esposizione della terra ghiacciata al sole, dovuta a deforestazione e inondazioni, ha facilitato l’espansione del cratere, rendendo evidente il pericolo imminente che rappresenta.
Riflessioni sul futuro e azioni necessarie
Le implicazioni globali del fenomeno sono enormi. Il permafrost, che copre circa il 15% della superficie terrestre nell’emisfero settentrionale, contiene il doppio del carbonio presente nell’atmosfera. Se il permafrost continua a sciogliersi a questo ritmo, il rilascio di gas serra potrebbe contribuire a un aumento significativo delle temperature globali, con effetti paragonabili a quelli di una grande nazione industrializzata.
Un recente studio internazionale ha avvertito che, se non verranno intraprese azioni concrete, le emissioni di gas dal permafrost potrebbero avere effetti devastanti sul clima, provocando cambiamenti rapidi e irreversibili in un lasso di tempo geologicamente breve. È fondamentale comprendere come il cratere Batagaika si evolverà nel tempo, poiché potrebbe fornire indicazioni su come altre aree dell’Artico potrebbero affrontare simili sfide.
Le immagini satellitari e gli studi sul campo continueranno a monitorare questo fenomeno, fornendo dati preziosi per comprendere la complessità del sistema climatico terrestre. L’attenzione verso la Porta dell’Inferno non è solo una questione di geologia, ma un campanello d’allarme che deve spingere a una riflessione seria sulle nostre azioni e responsabilità nei confronti del pianeta.