Secondo un’indagine su Microorganisms, oltre ai cibi zuccherati, anche altri possono favorire la carie dentale. Ecco quali
Negli ultimi anni, la salute dentale ha suscitato un interesse crescente, non solo tra i professionisti del settore odontoiatrico, ma anche nella comunità scientifica. Un recente studio pubblicato sulla rivista Microorganisms ha rivelato che non sono solo i cibi ad alto contenuto di zucchero a contribuire allo sviluppo della carie dentale. La ricerca ha messo in evidenza il ruolo degli amidi, in particolare quelli rapidamente digeribili, e ha dimostrato una complessa interazione tra dieta, genetica e salute orale.
L’amilasi salivare è un enzima presente nella saliva che gioca un ruolo cruciale nella digestione degli amidi. Lo studio ha coinvolto un campione di 31 adulti, di età compresa tra 19 e 57 anni, analizzando la loro popolazione batterica orale e il numero di copie del gene AMY1, responsabile della produzione di amilasi salivare. Questo gene può variare notevolmente da individuo a individuo, con un range che va da 2 a 20 copie. Le persone con un numero maggiore di copie tendono a produrre più amilasi, permettendo una digestione più efficiente degli alimenti contenenti amido.
I risultati hanno mostrato un interessante legame tra la quantità di amilasi salivare e la presenza di batteri nel cavo orale. In particolare, è emerso che le persone con un numero elevato di copie di AMY1 e una dieta ricca di amidi rapidamente digeribili presentavano una minore presenza dei batteri Veillonella e Atopobium, associati a problemi gengivali e carie. Al contrario, si è osservato un incremento dei batteri Streptococcus, noti per il loro ruolo nello sviluppo della carie.
Gli amidi possono essere suddivisi in tre categorie principali, a seconda della velocità con cui vengono scomposti:
La scoperta che anche gli amidi possono influenzare la salute dentale ha importanti implicazioni per le abitudini alimentari quotidiane. Angela Poole, l’autrice principale dello studio, ha sottolineato l’importanza di considerare il numero di copie del gene AMY1 e la produzione di amilasi salivare quando si valutano i rischi di carie. Le persone con un numero minore di copie di questo gene potrebbero essere più vulnerabili agli effetti negativi degli amidi rapidamente digeribili e dovrebbero prestare particolare attenzione alla loro igiene orale, in particolare dopo aver consumato alimenti come pane, patate e cereali per la colazione.
Questo studio ci invita a riconsiderare la nostra percezione di ciò che contribuisce alla salute orale. Tradizionalmente, si è posto l’accento sui cibi zuccherati come principali colpevoli della carie, ma ora è chiaro che anche gli amidi possono avere un ruolo significativo. È dunque opportuno adottare un approccio più olistico alla dieta, tenendo conto non solo dello zucchero ma anche della tipologia di carboidrati consumati. La consapevolezza e l’educazione su questi aspetti sono essenziali per promuovere una migliore salute orale nella popolazione.
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