
Allarme uragani in Italia, cosa sta accadendo al Mar Mediterraneo - Maggiesfarm.it
In queste aeree del Mediterraneo si rischia una vera e propria catastrofe: allarme rosso per l’Italia, ci sono uragani in arrivo.
L’estate nel bacino del Mediterraneo sta subendo un cambiamento significativo, con conseguenze che allarmano climatologi e autorità locali.
Il riscaldamento anomalo delle acque superficiali del Mar Mediterraneo sta infatti favorendo la formazione di eventi meteorologici estremi e sempre più intensi: i cosiddetti medicane, ovvero gli uragani mediterranei, fenomeni che fino a qualche anno fa erano considerati rarissimi.
Il riscaldamento anomalo del Mar Mediterraneo e l’aumento dei medicane
Negli ultimi anni, le temperature superficiali del Mediterraneo centrale e orientale hanno raggiunto picchi oltre i 30 °C, specialmente nel periodo compreso tra luglio e settembre. Questo incremento termico rappresenta una vera e propria bomba per l’atmosfera, poiché un mare più caldo favorisce una maggiore evaporazione, aumentando così l’umidità nell’aria e creando le condizioni ideali per lo sviluppo di sistemi convettivi profondi. L’energia che si libera durante la condensazione del vapore acqueo è la stessa che alimenta i cicloni tropicali. Anche se il Mediterraneo non ha la vastità né la continuità termica verticale degli oceani tropicali, in presenza di condizioni particolari può generare vortici con caratteristiche simili agli uragani, i medicane appunto, che si stanno manifestando con frequenza crescente.
Un medicane nasce generalmente da una depressione in quota, che si sviluppa a causa di contrasti termici significativi tra aria fredda proveniente dal nord e aria calda e umida stagnante sul mare. Questo processo è spesso favorito da ondulazioni del getto polare, che permettono a una saccatura atlantica di penetrare nel Mediterraneo. Quando le acque superficiali sono particolarmente calde, il sistema può rapidamente organizzarsi, assumendo una struttura simmetrica con un cuore caldo centrale, proprio come un ciclone tropicale. A questo punto, il medicane può provocare venti fortissimi, piogge torrenziali e mareggiate anomale, come è avvenuto nel 2020 con il medicane Ianos, che ha colpito duramente la Grecia e le Isole Ionie.
In Italia, le aree più esposte a questo rischio sono quelle del basso Tirreno, dello Ionio e del Canale di Sicilia. In particolare, le regioni meridionali come la Calabria ionica, la Basilicata costiera, la Sicilia orientale e la Puglia meridionale risultano le più vulnerabili a possibili impatti diretti. La minaccia non si limita alle piogge intense: i venti distruttivi e le mareggiate possono mettere a serio rischio porti, infrastrutture costiere e spiagge, già spesso fragili e mal protette. Un ulteriore elemento di preoccupazione deriva dalla carenza di una cultura diffusa del rischio in molte di queste zone, unita a sviluppi edilizi incontrollati lungo le coste, che aumentano la vulnerabilità degli insediamenti e delle attività economiche.

I medicane sono una delle manifestazioni più evidenti della cosiddetta tropicalizzazione del clima mediterraneo. Fenomeni tipicamente associati a regioni tropicali come il Golfo del Messico o il Mar dei Caraibi stanno progressivamente emergendo anche nel Mediterraneo, un mare chiuso e caratterizzato da condizioni climatiche un tempo molto diverse. Gli studi e le simulazioni più recenti indicano che, pur non essendoci un aumento significativo del numero totale di medicane, l’intensità media di questi eventi è destinata a crescere sensibilmente con l’avanzare del riscaldamento globale.
L’innalzamento delle temperature marine fornirà sempre più energia a cicloni che diventeranno via via più organizzati e potenti, capaci di superare i limiti che oggi ne impediscono la massima pericolosità. Questa evoluzione impone un urgente ripensamento delle politiche di gestione del territorio e della protezione civile, con particolare attenzione alle regioni meridionali italiane più esposte, per ridurre il rischio e prepararsi a fronteggiare eventi meteorologici sempre più estremi e distruttivi.